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"La fascia
costiera, dal clima molto mite, dai
porti accoglienti, dai terreni perlopiù
pianeggianti e assai fertili, dalle
città aperte agli scambi commerciali,
era per i romani la Campania felix. Gli
odierni confini tuttavia comprendono una
Campania ben diversa (e assai piu'
vasta), del tutto simile alle terre
appenniniche dell'Italia centrale e
meridionale, con le sue montagne aspre e
brulle, i valichi difficili, i paesaggi
spopolati. Se e' propria di tutta
l'Italia peninsulare la contrapposizione
per caratteristiche economiche, densita'
insediativa, generi di vita tra le
dinamiche, ricche e sempre piu' popolate
aree marittime e le piu' povere e
disagiate zone interne, in nessun'altra
regione il divario assume gli estremi
contrasti che si manifestano in
Campania.
La morfologia contribuisce a favorire
nettamente la regione litoranea. Le
pianure, che coprono meno di un sesto
del territorio (il 50,8% e' collinare,
il 34,5% e' montano), sono tutte
costiere, di origine alluvionale, rese
particolarmente fertili dai terreni
vulcanici. A nord si estende la pianura
piu' ampia e dal nome significativo, la
Terra di Lavoro, attraversata dal fiume
Volturno, a sud e' situata la piana del
Sele, solcata dal fiume omonimo. Le
coste si sviluppano per 360 km, tra la
foce del Garigliano e la sezione
occidentale e piu' ampia del golfo di
Policastro, presso la cittadina di Sapri
(il tratto orientale del golfo e' in
Basilicata); in nessun'altra regione
tirrenica il territorio e' altrettanto
articolato. Vi si aprono quattro golfi
(i due estremi, a nord e a sud,
condivisi con le regioni confinanti),
nettamente separati da altrettanti
promontori rocciosi. Il primo golfo e'
quello di Gaeta, che a ovest sconfina in
Lazio e sul quale prospetta la Terra di
Lavoro; e' chiuso da Capo Miseno,
fronteggiato dalle isole di Procida e di
Ischia. Segue il golfo di Napoli, uno
dei piu' pittoreschi e famosi del mondo,
dominato dalla mole del Vesuvio e
delimitato a sud dalla lunga e montuosa
penisola sorrentina, alla cui estremità
si trova la Punta Campanella, a chiusura
dei monti Lattari, che morfologicamente
proseguono nell'isola di Capri. Piu' a
sud la Costiera amalfitana, sul lato
meridionale della penisola sorrentina,
con il suo susseguirsi di celebri
località turistiche (Amalfi, Positano,
Maiori ecc.), cinge l'ampio golfo di
Salerno, che include la piana del Sele e
che termina a Punta Licosa. Infine,
superato il tratto scosceso in cui il
massiccio del Cilento giunge sino al
Tirreno, e nel quale si protende Capo
Palinuro, si apre il golfo di
Policastro. La Campania montuosa e
collinare include rilievi molto diversi
anche per formazione rocciosa, compresi
sia nel sistema degli Appennini sia
dell'Antiappennino; sovente le loro
propaggini giungono sino al mare. La
sezione propriamente appenninica
(Appennino campano) e' frammentata in
una serie irregolare di massicci
montuosi, separati a volte da
depressioni marcate, e con un prevalente
orientamento da nord-ovest a sud-est.
L'Appennino campano inizia in effetti
nel Molise, nella Bocca di Forlì (998
m), e termina nella Sella di Conza (700
m), al confine con la Basilicata; qui
comincia l'Appennino lucano, che in
parte supera i confini amministrativi
della Basilicata ed entra in territorio
campano. Ovunque in Campania prevalgono
le rocce calcaree, con vistosi fenomeni
carsici e un'accentuata idrografia
sotterranea; celebri sono in particolare
le grotte, sia nella terraferma sia
nelle isole (famosa fra tutte e' la
Grotta Azzurra di Capri). Vi sono
inoltre accumuli di dolomite. I rilievi
a tratti emergono come aspri roccioni
isolati dai sovrapposti terreni di
argille e sabbie, a tratti formano
imponenti massicci compatti; sono tali
il massiccio del Matese, ripartito con
il Molise e che culmina nel monte
Miletto (2.050 m), e il gruppo dei monti
Picentini (monte Cervialto, 1.809 m).
Talvolta sono altipiani, come il
cosiddetto Appennino sannita (monte
Saraceno, 1.086 m), tra la Campania e il
Molise.
Altre volte ancora i rilievi formano
delle erte e sottili dorsali: così si
presentano ad esempio i monti Lattari
(significativo il nome della massima
cima, monte Sant'Angelo a Tre Pizzi,
1.444 m), che formano l'ossatura
prevalentemente dolomitica della
penisola sorrentina. Viene in genere per
convenzione incluso nell'Appennino
lucano il piu' meridionale dei grandi
complessi montuosi della regione, il
massiccio del Cilento, che una lunga e
profonda depressione, il Vallo di Diano,
separa dalla principale dorsale
appenninica: e' un'accidentata regione
di alteterre che culmina nel monte
Cervati (1.898 m), seconda cima per
altezza della regione dopo il Miletto,
ma la piu' elevata tra quelle situate
interamente in territorio campano. L'Antiappennino,
che sul versante tirrenico orla
ampiamente il sistema degli Appennini,
forma in Campania un'area ben
individuata per la sua natura vulcanica:
la regione e' anzi particolarmente nota
proprio per i suoi apparati vulcanici.
Sono state le loro eruzioni a costruire,
con ceneri, sabbie e lapilli, buona
parte della pianura campana. Alcuni
vulcani si possono ritenere ormai
spenti, come il Roccamonfina (il cono
piu' alto tocca i 1.005 m), presso il
confine con il Lazio; molteplici
manifestazioni di vulcanismo secondario
(fumarole, emissioni di vapore acqueo
ecc.) hanno invece i Campi Flegrei,
vasta zona situata attorno al golfo di
Pozzuoli, a ovest di Napoli; infine il
Vesuvio e' l'unico vulcano attivo di
tutta l'Europa continentale. Il
vulcanismo secondario e' ben
rappresentato anche nell'isola di
Ischia. Se l'attività' vulcanica e' oggi
comunque modesta, frequenti e spesso
disastrosi sono per contro i terremoti,
che si manifestano sia nelle aree
vulcaniche sia, con maggiore violenza,
nelle aree appenniniche interne. Zona di
particolare instabilità, e quindi piu'
frequentemente colpita dai terremoti, e'
l'Appennino sannita, dal massiccio del
Matese alla regione dell'Irpinia.
Proprio nell'Irpinia si e' registrato,
nel 1980, uno dei piu' disastrosi
terremoti che abbiano colpito l'Italia
nell'ultimo secolo, causando 441 morti,
50.000 feriti e 150.000 senzatetto. Le
frane costituiscono un altro gravissimo
problema per la regione: l'area piu' a
rischio corrisponde alla penisola
sorrentina, anche per la sua elevata
densita' abitativa. La Campania e'
solcata da pochi ma relativamente
importanti corsi d'acqua. Nasce dal
versante orientale dell'Appennino
campano l'Ofanto (134 km), che esce ben
presto dalla regione, dirigendosi poi al
mare Adriatico. Tutti gli altri
principali corsi d'acqua della Campania
tributano invece al mar Tirreno. La
caratteristica principale del loro
percorso e' quella di doversi aprire la
strada lungo i solchi longitudinali
delle antiche linee di frattura che,
come il Vallo di Diano, separano tra
loro gli allineamenti montuosi; non
scendono quindi paralleli a pettine, ma
con andamenti complessi e tortuosi,
formando una rete a ventaglio. Sono
inoltre sovente alimentati da ricche
sorgenti sotterranee. Se si esclude il
Garigliano (158 km), che come si e'
detto segna per breve tratto il confine
con il Lazio, i due grandi fiumi della
Campania (tra i maggiori dell'Italia
meridionale) sono il Volturno e il Sele,
che presentano tra loro forti analogie
nel percorso, nel sistema di
alimentazione e nel regime idrico. Il
Volturno (175 km) nasce presso il
confine tra Molise e Abruzzo, ma diventa
ricco d'acqua solo in Campania, dove lo
raggiunge il Calore; e' proprio
quest'ultimo a dare un apporto
determinante al fiume. Il Volturno ha un
regime non eccessivamente irregolare,
grazie alla presenza nel suo bacino di
massicci calcarei che alimentano ricche
sorgenti. L'intera regione, che abbonda
di falde sotterranee, e', da questo
punto di vista, una delle regioni piu'
favorite d'Italia. Il Sele e' lungo solo
64 km, ma ha un bacino idrografico di
ben 3.223 km², tra i piu' estesi
dell'Italia peninsulare. Nasce a
Caposele dal monte Cervialto, nei
Picentini; riceve poi il Tanagro, che
solca interamente il Vallo di Diano e
che, con i suoi 92 km, e' in effetti
assai piu' lungo dello stesso Sele. e'
dunque grazie ai loro affluenti, ai
quali la disposizione del rilievo ha
impedito di aprirsi uno sbocco diretto
al mare, se Volturno e Sele sono corsi
d'acqua così rilevanti. Entrambi i fiumi
sono ampiamente utilizzati per
alimentare centrali elettriche e opere
irrigue; le acque del Sele sono
addirittura catturate a Caposele e
convogliate nell'Acquedotto Pugliese. |
"Campania," Microsoft
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